CENNI STORICI SULLA CITTA' DI NOVAFELTRIA
La circoscrizione dell'attuale Comune di Novafeltria comprende sei comunità di antico regime e la sezione smembrata di una settima.
Il Comune di Mercatino Marecchia, creato con legge n. 124 del 24 marzo 1907, venne attivato nel 1910 . Gli era assegnato come territorio una cospicua porzione di Talamello con cinque frazioni (Sartiano, Torricella, Perticara, Secchiano e Uffogliano). Nella generale riorganizzazione delle circoscrizioni comunali del 1928 Mercatino Marecchia inglobava una frazione di Sant'Agata (Libiano) e i territori dei soppressi comuni di Maiolo (con Antico) e Talamello: comuni che riacquistavano personalità giuridica e autonomia nel 1945, mentre Libiano rimaneva definitivamente acquisito. Frattanto nel 1941 , il capoluogo aveva assunto la denominazione ufficiale di Novafeltria.
Sede dell'antica pieve di San Pietro in Culto, che sorgeva verosimilmente (e con buon conforto di reperti) nell'area di un più antico vicus, dovette essere uno dei centri di più intensa frequentazione della valle, tanto che non lontano dalla pieve sorse, nel '200, una seconda chiesa.
Nei secoli XII e XIII, prevalse la forma insediativa dell'incastellamento d'altura, e l'antico insediamento venne a trovarsi naturalmente soggetto all'importante castello vescovile di Talamello. Tuttavia già nel 1621-22 dal feudo di Talamello, allora possesso dei conti Malatesta del ramo di Sogliano, fu scorporata la giurisdizione di 9 case a garanzia di soluzione dotale e per una delle figlie andata sposa al conte Alessandro Bentivoglio di Bologna. La dote non fu versata e le 9 famiglie restarono soggette al Bentivoglio; il quale qualche anno più tardi, nel 1628, fece valere un credito di 1150 scudi per ottenere un decreto di pignoramento e subastazione della giurisdizione feudale su altre 19 famiglie. Morto Alessandro, la vedova vendette i diritti feudali e i pochi beni allodiali alla famiglia Segni di Bologna, che li detenne lino al 1796.
A partire dal 1804 e fino al 1910 Mercatino è nuovamente incorporata a Talamello. Dal 1818 il Comune di Talamello (con Mercatino, e con gli "appodiati" di Torricella, Perticara, Ugrigno e Sapigno) viene scorporato dalla legazione di Forlì e assegnato alla delegazione di Urbino e Pesaro. Al momento del riassetto delle circoscrizioni comunali del 1827 (dichiaratamente "provvisorio", e perciò destinato a durare e ancora in vigore, con poche eccezioni fra cui la nostra) Talamello conta, con Mercatino, 1.006 abitanti; gli sono “appodiati” Perticara, Sartiano, Secchiano, Torricella e Uffogliano con 1.582 abitanti complessivamente. Libiano è ancora appodiato a Sant'Agata.
Lo scorporo da Talamello e la erezione in Comune autonomo nel 1910 si colloca evidentemente in una fase avanzata di un robusto processo di sviluppo del centro vallivo: questa soluzione traumatica era stata del resto preceduta, nel 1874, dalla dislocazione degli uffici comunali da Talamello a Mercatino.
Beni culturali
Oratorio di Santa Marina. E' la chiesa legata al sorgere e allo sviluppo dei due nuclei di Mercato vecchio e Mercato nuovo. Databile con buona probabilità al 1191, costruita in "stile romanico avanzato", fu alterata nel 1875 con sopraelevazione della facciata e coronamento di campanile a vela. Pieve di San Pietro in Culto. Documentata fin dal 950, è una delle pievi più antiche del Montefeltro e uno dei luoghi più significativi nella storia religiosa e civile della Valmarecchia, sorta probabilmente sull'area di un vicus romano.
Palazzo Segni. Probabilmente costruito sul finire del '600, e forse sul luogo di una vecchia osteria dei Malatesta, a chiudere uno dei lati della piazza del Mercato nuovo.
Probabilmente un locale di ritrovo vi si installò dopo che nel 1816 il feudo devolvette definitivamente alla Chiesa e il palazzo fu dato in enfiteusi, e forse vi rimase da allora senza soluzione di continuità: l'attuale Caffè Grand’Italia bella realizzazione in stile liberty lodevolmente conservata - ne rappresenta l'ultima sistemazione.
Il Mercato vecchio. Le dizioni Mercato vecchio e Mercato nuovo sono già vulgate e correnti all'inizio del '600. Il toponimo Mercato vecchio designa, nelle mappe del 1814, un agglomerato di una quindicina di case e piccoli edifici riuniti attorno a una corte con pozzo centrale, situato nella curva in fondo all'attuale via Garibaldi.
Il Mercato nuovo. E' probabile che un primo nucleo esistesse già alla data di costruzione di Santa Marina o che si fosse costituito negli anni immediatamente successivi. Lo sviluppo e l'impianto generale della piazza sembrano tuttavia doversi assegnare alla fine del '400 e alla prima metà del '500.
Le addizioni moderne. E' nell’800 e nel primo '900 che il paese ha conosciuto il suo più forte e caratterizzante sviluppo. Tra 1814 e 1877 viene aperta la via Mazzini, che sostituisce l'antica via Postale come asse di sviluppo a ovest della piazza. Al 1904 è a-perta a est della piazza la via Garibaldi che attraversa il Mercato vecchio: agli estremi della direttrice Mazzini-Garibaldi si aprono i nuovi accessi delle strade per Perticara e Rimini, e nel 1930 risulteranno aperti la circonvallazione e il nuovo asse trasversale di via Garibaldi.
Il mulino da polvere. Dei molti mulini da polvere un tempo funzionanti nell'area resta questo solo esempio, ma in buono stato di conservazione e fortunatamente acquisito alla proprietà pubblica, che ne ha disposto un accurato restauro. Un albero a camme mosso dall'energia idraulica aziona una botte di miscelazione e otto pistoni per la triturazione della polvere pirica.
Frazioni del Comune di Novafeltria
Capoluogo Novafeltria,
Frazioni di Uffogliano; Secchiano; Perticara; Miniera; Sartiano; Torricella.
UFFOGLIANO
Castello. Castello di crinale, nel 1371 aveva "una rocca e una torre forte" guardata da un castellano con due soldati. Nel 1458 fu fatto "brasare e spianarsi" da Sigismando Malatesta. Restano visibili i resti di una torre rotonda impostata su un basamento quadrato.
Chiesa parrocchiale. Il complesso chiesa-canonica è un esempio ben conservato di parrocchia rurale. La chiesa, già dedicata a Santa Maria e in seguito a San Carlo Borromeo, ha conservato l'arredo tradizionale.
La Valle. Borgata agricola di poche case e di antico impianto. Vi spicca una casa-torre di quattro piani, che rappresenta una realizzazione di straordinario interesse del tipo di insediamento invalso nella fase di "ricolonizzazione" del '3-400. E' opportuno segnalare gli agglomerati rurali di Coriano e Ca' Bigoncio per felicità di collocazione paesaggistica.
Le Ceti. Area archeologica con stazioni preistorica e villanoviana, che attende più sistematiche esplorazioni.
SECCHIANO
Area archeologica romana. Non è possibile situarla che molto approssimativamente attorno alla pieve.
Castello. Complesso di straordinario interesse, comprendente: a) ruderi del castello medievale; b) un bastione esterno carenato di fine '400 - inizi '500, con cortina inferiore scarpata e possente cordolo in arenaria; e) borgo abitativo esterno di 4-5 case e oratorio, in rovina.
Pieve di Santa Maria in Vico. E' un monumento degno di attenzione e tutela, sia per il potenziale archeologico, sia per l'antichità delle sue funzioni e delle sue strutture architettoniche sia per il suo inserimento topico in un complesso edilizio rurale, sia infine per pregio di arredi nell'interno. Fra questi si segnalano due belle ancone lignee (una datata 1601), discreti dipinti che vanno dal '500 all'800, e soprattutto il frammento di un bell'affresco absidale databile fra '4 e 500 rappresentante la Madonna della misericordia.
Santo Stefano. Questa di Santo Stefano dovette sorgere nel 600 assieme al nuovo borgo di strada (le Ville), e forse come oratorio privato. Ha una bella facciata, e qualche elemento interessante all'interno.
Lavatoio. Modesto complesso rustico comprendente due grandi vasche-lavatoio parzialmente coperte da tettoia e una vasca-abbeveratoio.
Mulini. Ne restano due: uno, di fosso, nei beni già di proprietà Roselli, non indicato nelle mappe napoleoniche, dunque più recente, ma guastato e ormai irricomponibile; l'altro, nei pressi della pieve, anch'esso completamente snaturato in tempi recentissimi, era un antico impianto già di proprietà ducale e dal '600 comunale. Se ne vedono ancora i resti della formella e del bottaccio, mentre sono ammonticchiati all'esterno alcuni meccanismi: gli assi di due ritrécini e le basi di tre macine da guado. Fornace da gesso. Di grande interesse per l'archeologia industriale e di notevole suggestione è questo impianto per la cottura e la lavorazione del gesso. Non anteriore, sembra, alla metà dell' 800, è composto da grandi capannoni che inglobano, con effetti un po' surreali, i più vecchi forni e una graziosa casetta. Carosello, o più propriamente Ca' Roselli. E' una piccola borgata di case riunite attorno a un'aia o corte sorta fra '6 e '700 su terreni dei Roselli. Ha i tipici aspetti della "comunella", senonché i frontisti originari non erano condomini ma coloni e braccianti ("casanolanti").....
Secchiano, eccezionalmente in una regione come il Montefeltro, mostra, lungo l'asse di strada, i caratteri di un'economìa di tipo signorile.
Si segnalano in particolare :
Villa Carboni o "Palazzo". Acquistata nel 1625 dalla famiglia Carboni di Pennabilli.
Villa Menghini. Proprietà dei Roselli fino al 1875 circa. Villa Acquaviva. Riunisce le funzioni abitative e quelle di centro dell'azienda agricola di un'altra facoltosa famiglia di contadini proprietari, i Bucci, che ne tennero la proprietà fino al 1870. Villa Muratori-Cappelli. L'edificio appartenne dal 1874 al 1902 all'ing. Pietro Pirazzoli, direttore della miniera di Perticara. Nel 1895 censito come " casino di villeggiatura", è attualmente di proprietà comunale.
Ca' di Giano, proprietà Sabbatini Roselli ora Bucci. Ca' di Vico, bell' edifìcio con fronte a timpano e loggia a tre archi pure in posizione isolata,
Palazzo Barulli, con parco parzialmente conservato, e Palazzo Ravaloli Travanelli, alle Ville.
PERTICARA
Area archeologica. Sulle creste rocciose che dominano Perticara esistevano due chiese, di San Martino e di Sant'Andrea, abbandonate sul finire del '500. Di una di esse scavi recenti hanno riscoperto la struttura romanica absidata al centro di resti di un più vasto complesso. La zona ha restituito un buon numero di reperti preistorici.
Borgo. Il castello di Perticara è stato probabilmente uno dei primi a sorgere e dei primi a scomparire. E' ancora riconoscibile il borgo, che verosimilmente si estendeva alla base: nelle rocce che lo sovrastano restano i segni di più antichi e ormai scomparsi e-difici.
Complesso minerario. Di questa che fu la più grande delle miniere di zolfo tra Marche e Romagna, chiusa nei recenti anni '60, restano strutture e attrezzature che si stanno organizzando in un importante parco di archeologia mineraria e industriale.
MINIERA
E' il quartiere abitativo delle maestranze della miniera. Sorto nella seconda metà dell'800 e continuato a crescere fino agli anni '50 di questo secolo comprende anche alcune palazzine costruite per i dirigenti lungo la strada. Interessante perchè riflette il rapido evolvere degli stili e dei criteri costruttivi, testimonia il nascere di un'architettura sociale in un'epoca e in una zona in cui questo doveva suonare inaudito e inconcepibile, documenta l'organizzazione mutualistica e le strutture assistenziali e ricreative che fecero all'epoca di Perticara un'oasi di benessere e di progresso nel deserto di povertà e di arretratezza della nostra provincia e in particolare della sua parte montana.
SARTIANO
Centro. Del castello rimane appena visibile l'impianto urbanistico, ma quasi nulla delle strutture militari di difesa. La chiesa parrocchiale di San Biagio racchiude numerose e pregevolissime opere d'arte: splendide cornici e ancone su fondi azzurri, un taberacolo figurato del '500, cinque grandi pale d'altare (fra cui un sorprendente transito di San Giuseppe) e una tela di sviluppo orizzontale con una Ultima cena arricchita da fondali e nature morte.
TORRICELLA
Centro storico. Torricella è, fra i centri della Valmarecchia in sinistra del fiume, quello che meglio e più integralmente conserva l'aspetto del castello medievale, e che mostra ricchezza e nobiltà edilizia assolutamente rimarchevoli. A cominciare dalla porta, di cui resta visibile il fornice sovrastato dallo stemma di Federico apposto nel 1474. La chiesa, divenuta parrocchiale nel '500, ha subito radicali ristrutturazioni fra il 1833 e il 1864 . Ara sacrificale. Sulla strada per Libiano si trova questo misterioso monumento rupestre, costituito da una grande roccia su cui sono scavate due vasche con canalicoli e coppelle. E' un tipo di manufatto assai comune nella Valmarecchia. Ne restano sconosciuti sia la funzione originaria sia le eventuali destinazioni successive. Canadei. Splendida grande casa di proprietari, in tre corpi, di impianto settecentesco con preesistenze basso-medievali. Appartenne alla famiglia Bonci, "una delle più distinte e antiche di Torricella estinta nel secolo XVIII.
Ca' Biagione. Complesso padronale in riva destra del Marecchia. Mulino Baffoni. Sempre in riva destra del fiume resta, in discreto stato di conservazione, questo mulino idraulico da grano in un edificio per la verità molto alterato. E' tuttavia pressoché intatta a sala macine, con le due mole in parallelo
Centro. Nel borgo che sorge attorno alla chiesa e che costituiva un tempo il castello, rimane chiaramente visibile l'impianto urbanistico di tipo castrense ma nessuna struttura militare di difesa.
Comune di Novafeltria
superficie km 41.78
altezza s.l.m. min/max m 164/883
altitudine capoluogo m 293
superficie boscata ha 1084
abitanti 7108 al 31/07/2016
nuclei familiari 2992 al 31/07/2016